Il “Ragazzo con cavallo” di Pablo Picasso: analisi dell’opera

Pablo Ruiz y Picasso, (Malaga, 25 ottobre 1881 – Mougins, 8 aprile 1973) è stato un pittore, scultore e litografo spagnolo, tra i più influenti del XX secolo.

Snodo cruciale tra la tradizione ottocentesca e l'arte contemporanea, Picasso è stato un artista innovativo e poliedrico, che ha lasciato un segno indelebile nella storia dell'arte, tant’è che dai più è considerato tra i più grandi, se non il più grande pittore del Novecento, maggiore interprete, insieme a Braque, della corrente artistica che va sotto il nome di “Cubismo”. La sua formazione culturale si è compiuta nella tradizione artistica iberica, avviato in ciò dal padre, insegnante nella scuola d’arte locale. Nel 1900 l’artista, non ancora ventenne, si reca a Parigi dove si stabilirà successivamente. Gli studi di quegli anni creeranno le basi di quella che sarà la sua straordinaria capacità di dedicarsi a qualsiasi tipo di espressione artistica. Da 1901 al 1904 si individua il cosiddetto “Periodo Blu”: si tratta, come dice il nome stesso, di una pittura giocata sui colori freddi, dove i soggetti umani rappresentati sembrano sospesi in un’atmosfera malinconica e assumono un’asciutta monumentalità. Dal 1904 Picasso vivrà il cosiddetto “Periodo Rosa”. L'era rosa si distingue per i colori pastello e i toni caldi, con linee morbide e delicate; in questo periodo realizza scene dall’utilizzo di tonalità molto chiare, dove il colore che domina la composizione è proprio il rosa e l’ocra, dimostrando il rifiuto da parte dell’artista della policromia a favore dell’utilizzo di pochi colori. Il periodo rosa si concluderà nel 1906 con il “Protocubismo” e soprattutto nel 1907 quando, con la realizzazione de “Le Demoiselles d’Avignon”, darà inizio al “Cubismo”, dove l’arte diventa un libero esercizio della mente che scompone, analizza e struttura la realtà secondo criteri inediti, in cui i concetti di spazio e tempo, fondano una nuova visione del soggetto: le figure vengono così scomposte in forme geometriche, con compenetrazione di piani taglienti e lo spazio viene rappresentato attraverso la presenza simultanea di molteplici punti di vista.

Al Periodo Rosa appartiene il “Ragazzo con cavallo”, un olio su tela di cm 220,3 x 130,6, realizzato da Picasso tra il 1905 e il 1906, e conservato al Museum of Modern Art di New York.

In quest’opera, come si evince dal sito web ufficiale dello stesso museo, “Picasso sviluppò questo dipinto partendo dal motivo centrale di un murale mai realizzato raffigurante quattro cavalieri e una figura che cammina alla guida di un cavallo. Avanzando con decisione, il giovane qui raffigurato trasuda sicurezza, il suo pugno chiuso costringe l'esile destriero a seguirlo senza redini”. Picasso quindi, in quest’opera, vuole mettere in rilievo la semplicità e l’essenzialità, scegliendo di dipingere, con toni coloristici monocromatici che vanno dall’ocra, al terracotta e al grigio caldo, un ragazzo nudo con un cavallo anch'esso privo di bardature, in una posa composta e silenziosa, simboli ed emblemi di un legame indissolubile fra l’uomo e il cavallo, un legame che è arcaico e istintuale. Non si coglie in questo dipinto nessuna volontà narrativa, nessun dettaglio né animazione sullo sfondo: l’ambiente che li circonda è spoglio, privo di particolari e minuzie, dando l’opportunità allo spettatore di concentrarsi e polarizzare la propria attenzione sui due protagonisti. Al fine di evocare la semplicità e la purezza, Picasso fa cadere la scelta sull'immagine archetipica di un uomo in armonia ancestrale con l'animale, entrambi inseriti in un paesaggio scarno e primitivo: un luogo fantastico e irreale dove tempo e stagioni non esistono. La stilizzazione delle forme, che richiama le sculture classiche e gli affreschi antichi, la volumetria compatta, la compostezza monumentale e l’uso dei contorni neri, quasi grafici, conferiscono all’opera un aspetto scultoreo e senza tempo. Con la privazione di qualsiasi componente identificativa, infatti, questo luogo diventa un “non-luogo”, distante dalla realtà, in un’atmosfera rarefatta, onirica e sospesa, al di fuori delle coordinate spazio-temporali.

Il "Giovane con cavallo" è molto più di un semplice ritratto allegorico. È un’opera carica di tensioni silenziose e simbolismi profondi. In un momento di grande transizione – personale per Picasso e artistica per l’arte europea – il dipinto si pone come una sorta di mito fondativo dell’identità umana, sospesa tra natura e cultura, carne e spirito, conscio e inconscio. L’opera inoltre, pur appartenendo al Periodo Rosa, a mio avviso segna un punto di transizione nel linguaggio di Picasso: la tendenza alla semplificazione delle forme e alla ricerca di essenzialità anticipa il suo successivo percorso verso il Primitivismo, e preludono alle rivoluzioni del Protocubismo e del Cubismo, mostrando come “Ragazzo con cavallo” non sia solo un quadro poetico, ma anche una soglia sperimentale verso una nuova modernità artistica.

Giuseppe Frascaroli

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